Leone d’Oro a Fra Gerardo D’Auria

Leone d’Oro a Fra Gerardo D’Auria

Un altro importante riconoscimento è stato assegnato lo scorso 2 ottobre a fra Gerardo D’Auria per il suo impegno e per quello di tutto l’Ordine Ospedaliero di san Giovanni di Dio nel campo socio-assistenziale e umanitario.

Nella splendida cornice del Palazzo della Regione Veneto, a Venezia, si è svolta la cerimonia di consegna del Leone D’Oro.

A ritirare il premio è intervenuto lo stesso fra Gerardo, accompagnato da alcuni collaboratori.

Fra Gerardo ha immediatamente dedicato il riconoscimento a tutto il personale sanitario che in questo periodo è oltremodo impegnato per il contenimento della diffusione del COVID-19, riferendo, successivamente, sull’esperienza della contingente emergenza degli ospedali della Provincia Religiosa nell’ambito dei territori ove insistono.

A tal riguardo, fra Gerardo ha voluto sottolineare come tutti i collaboratori, di fronte a questa così come ad altre emergenze affrontate in passato, abbiano dato sempre prova di forte impegno e dedizione, cercando di portare ai malati non solo la loro professionalità, ma anche il calore umano di cui hanno soprattutto bisogno, come segno di appartenenza alla Grande Famiglia Ospedaliera che sono i Fatebenefratelli. Più che mai in questo delicato momento segnato dalla pandemia – ha osservato – si rendono necessarie parole di conforto e presenza per i malati che hanno sperimentato e continuano tuttora a sperimentare situazioni di drammatica solitudine e bisogna implementare l’utilizzo delle nuove tecnologie (ad esempio videochiamate) per facilitare i contatti con i familiari, ove non sia possibile consentire la loro presenza in reparto.

Molto emozionante è stato il racconto di una missione in Mali e il rammarico di non aver potuto proseguire tale esperienza a causa dell’estremismo islamico che imperversa in questa area e non renderebbe più sicura una nuova missione. Fra Gerardo ha, comunque, assicurato che la Provincia Religiosa, anche tramite l’A.F.Ma.L, continua e continuerà il suo impegno nel processo di lotta alla povertà e alle disuguaglianze sociali nelle aree disagiate del Terzo Mondo, per dare risposta al loro bisogno assistenziale “totale” e così alleviare le sofferenze dei malati, bisognosi, fragili ed emarginati.

Nel corso della manifestazione sono stati premiati sempre con il Leone D’Oro il più grande paroliere italiano Mogol, l’ambasciatore ONU ed ex Ministro del Petrolio e degli Esteri del Venezuela Rafael Darío Ramírez Carreño, una importante produttrice di vino della Campania, la signora Marisa Cuomo, il direttore sportivo della S.S. Lazio Igli Tare, il proprietario della catena di supermercati ELITE, Luciano Moggi per l’impegno in ambito sportivo e il magistrato Catello Maresca per la lotta contro la camorra.

di Giovanni Vrenna

 

I FATEBENEFRATELLI PREMIATI A VENEZIA CON IL LEONE D’ORO

Un importante riconoscimento per l’impegno e la dedizione nella cura delle persone malate in ogni parte del mondo. L’Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli è stato recentemente insignito del “Leone d’Oro”, il primo premio cinematografico che viene assegnato nell’ambito del Gran Premio Internazionale di Venezia e che da qualche anno, oltre ad attori e registi, premia anche altre figure che si sono contraddistinte nel proprio campo.

Tra i nomi illustri di quest’anno: il magistrato Catello Maresca, impegnato nella lotta alla camorra, l’Ambasciatore ONU ed ex Ministro del Petrolio e degli Esteri del Venezuela, Rafael Dario Ramirez Carreno, il paroliere Giulio Rapetti (meglio conosciuto come Mogol), penna d’oro della musica italiana, e Luciano Moggi, manager ed ex dirigente sportivo italiano.

A ritirare il riconoscimento per i Fatebenefratelli, Fra Gerardo D’Auria, Superiore della Provincia Romana dell’Ordine e Vice Presidente dell’Associazione Fatebenefratelli con i Malati Lontani (AFMaL), accompagnato dai collaboratori Giovanni Vrenna, Antonio Barnaba, Alfonso Del Sorbo, Ciro D’Auria e Armando Vitiello.

Fra Gerardo, questo è il secondo anno che i Fatebenefratelli ricevono il Leone d’Oro…

L’anno scorso ci hanno consegnato una targa in nome dell’importante opera assistenziale che i Fatebenefratelli realizzano non solo in Italia ma anche nel resto del mondo, in particolare nelle realtà più povere e disagiate. Quest’anno il riconoscimento è arrivato anche per l’impegno dimostrato dalle nostre strutture sanitarie nella lotta in prima linea contro il Covid, come ad esempio l’Ospedale FBF San Pietro di Roma dove è stato allestito un reparto dedicato, ma soprattutto per la missione umanitaria che abbiamo continuato a portare avanti anche durante la pandemia. Attraverso i centri di raccolta alimentare, l’AFMaL ha proseguito la sua opera di distribuzione di beni di prima necessità alle famiglie povere delle periferie di Roma, Napoli, Benevento e Palermo che, proprio a causa del Coronavirus e del conseguente lockdown, sono nettamente aumentate. Anche nelle Filippine, in Asia, i Fatebenefratelli continuano a prestare il loro servizio a sostegno della popolazione locale, già duramente provata dall’eruzione del vulcano Taal a inizio 2020 e che con il Covid-19 ha visto la propria condizione peggiorare ulteriormente.

A chi dedica questo premio?

A tutto l’Ordine dei Fatebenefratelli, in particolare agli operatori sanitari (medici, infermieri, terapisti, tecnici, ecc.), ai collaboratori e ai volontari, poiché sono loro l’anima della nostra missione ospedaliera: ogni giorno assistono i malati mettendo in campo tutte le loro competenze professionali e allo stesso tempo si prendono cura di loro anche dal punto di vista umano. Nei mesi più difficili della pandemia hanno messo a rischio la loro salute, ma nonostante i timori e lo stress psico-fisico non si sono mai tirati indietro, affrontando ogni sfida con coraggio e dedizione.

Non solo il Covid-19. Ci sono Paesi nel mondo che vivono situazioni di estrema povertà, fame, guerre civili, conflitti religiosi, realtà che l’AFMaL conosce molto bene e dove cerca di intervenire offrendo il proprio aiuto alle popolazioni locali. Durante la cerimonia di premiazione a Venezia è stato sottolineato anche quest’aspetto…

Ci sono alcuni Paesi in Africa dove noi Fatebenefratelli, pur avendo operato per diversi anni, non possiamo più entrare a causa dell’estremismo islamico. Sto parlando ad esempio del Ciad, del Ghana e del Mali. Qui, in particolar modo, avevamo un ospedale, che poi è stato raso al suolo, che era una delle sedi del progetto “Ridare la luce” che l’AFMaL realizzava dal 2004 in collaborazione con l’Aeronautica Militare, per combattere la cecità causata dalla cataratta, una malattia che colpisce circa l’80% della popolazione locale. Purtroppo abbiamo avuto un blocco da parte di questo Paese e della Farnesina, ma la nostra speranza è di poter tornare presto ad aiutare queste persone. Tante sono poi le realtà disagiate anche in Italia che hanno bisogno del nostro aiuto e grazie all’iniziativa “La cena sospesa” (che, per ragioni di misure di contenimento Covid, ha sostituito il consueto gala di solidarietà che l’AFMaL organizzava ogni estate) siamo riusciti a raccogliere oltre 40 mila euro distribuiti secondo necessità a cinque parrocchie tra Roma, Napoli, Palermo e Filippine. A Napoli inoltre è stato attivato un ambulatorio per offrire visite gratuite alle persone più povere, stranieri ma anche tanti italiani, e nel frattempo stiamo lavorando a nuove iniziative che coinvolgeranno anche le varie sedi locali dell’AFMaL, tra cui anche l’Isola Tiberina.

Un messaggio che vuole lasciare in questo difficile momento che tutti stiamo vivendo…

Innanzitutto continuare a essere molto cauti e rispettare le indicazioni che ci vengono date per limitare il più possibile la diffusione dei contagi Covid, senza però dimenticare chi ha più bisogno di noi. Quindi: non abbassare la guardia ma, con tutte le precauzioni e protezioni necessarie, prendersi cura degli anziani, delle persone sole o di coloro che non possono uscire di casa, offrendo il nostro aiuto – per esempio – per fare la spesa o per reperire farmaci. Il nostro Fondatore, San Giovanni di Dio, ci insegna che il nostro sguardo deve sempre essere rivolto all’altro, poché facendo del bene all’altro faremo del bene anche a noi stessi. Sentirsi comunità è ciò che ci dà il coraggio e la speranza per affrontare i momenti più difficili come questo.

di Franco Ilardo – Responsabile Ufficio Stampa Fatebenefratelli